- La rabbia: energia per muoverci -

L’importanza di riconoscere e gestire le nostre emozioni. Una buona gestione di questa emozione ci permette il rispetto per noi stessi e per gli altri. Si trova dietro ad attitudini, stati d’animo, sentimenti o azioni come la volontà, la forza, mettere limiti costruttivi a favore del riconoscimento, il coraggio, l’espansione, il piacere, la serenità, la creatività, ecc.

Traducción de Romina Gigliotti

Come abbiamo argomentato negli articoli anteriori, le emozioni hanno una funzione nella nostra vita, nessuna sta in noi per amareggiarci, sempre ci proteggono o ci avvisano di qualcosa, sempre svolgono un importante ruolo per il nostro organismo e per la nostra salute.

In questo articolo daremo alcune indicazioni sulla rabbia, un’energia che dal mio punto di vista non ottiene molto riconoscimento e genera poca coscienza su di lei, con la conseguente gestione distruttiva della stessa. A mo’ di metafora, è come se avessimo l’energia elettrica e solo la utilizzassimo per electrocutarci o electrocutare all’altro, invece di usarla per facilitare la vita a noi stessi e agli altri.

La rabbia è uno stato emozionale che varia di intensità e qualità e va dalla leggera molestia, passando per l’irritazione e l’arrabbiatura, per arrivare fino alla collera e alla furia, dipendendo dalle dosi e dalla gestione che ne facciamo. Questa risposta energizza e modifica il nostro organismo muovendo risorse per intraprendere un’azione. La maggiorparte delle volte è il “combustibile” che utilizziamo quando abbiamo bisogno di muoverci.

Istintivamente, la rabbia sorge a seguito di stimoli che l’organismo interpreta come minacce per la sua sopravvivenza psichica o fisica, o per superare ostacoli che rendono difficile la soddisfazione di una necessità.

L’espressione naturale della rabbia avviene attraverso l’aumento dell’aggressività sentita come forza con cui intraprendere un’azione, organizzando la condotta e aumentando la competitività e la motivazione per conseguire quello che desideriamo. In altre parole, sentiamo rabbia perché quello che vediamo e percepiamo della realtà non ci piace. La rabbia ci genera un plus di energia per difenderci ed eliminare i possibili ostacoli che consideriamo perturbino la nostra soddisfazione o i desideri, e andare verso il conseguimento dei nostri obiettivi.

La zona del corpo dove solitamente sentiamo la rabbia è il basso ventre; inoltre sentiamo tensione alla mandibola e ai denti, increspiamo la fronte, cambiamo espressione, chiudiamo le mani e possiamo sentire che il nostro tono e volume della voce aumentano.

Come indica Javier Vallhonrat Ghezzi nel suo articolo La Rabbia, una prospettiva gestaltica, Fritz Perls (1) distinse tre forme basiche di fissazione nell’uso della rabbia.

La prima, la“nevrosi”, si caratterizza per la inibizione della rabbia, preferendo l’organismo evitare il contatto aggressivo. La seconda, la “delinquenza”, si caratterizza per l’uso eccessivo e disfunzionale della rabbia, con la conseguenza di danno all’altro o all’ambiente. Nella terza, “aggressione dell’Io al suo stesso ambiente interno”, la persona che si trova più influenzata da un’emozione opposta alla rabbia, come per esempio la amabilità (accettata dall’Io come ideale di condotta), percepirà la rabbia come uno stato pericoloso e inaccettabile, generando energia di aggressività; in caso contrario, la persona più abituata all’uso eccessivo della rabbia come forma ideale di relazione con l’ambiente, avrà scisso la cordialità, l’amabilità o la dolcezza del suo Io funzionale, generando così aggressività incosciente verso questi poli.

La persona che vive sotto il potere inibitorio delle istruzioni ingerite da bambino si è adattata trasformando molte volte la rabbia in lamentela. Quando nel lavoro terapeutico la lamentela può tornare a trasformarsi in rabbia, la persona sente aumentare la sua vitalità. L’espressione della funzione rabbia, che può essere inizialmente vissuta con colpa per la persona, darà il passo, con l’appoggio terapeutico e la protezione affettiva adeguata, al riconoscimento di quanto negato, e man mano che si vanno smontando le introiezioni (2), apparirà la responsabilizzazione graduale delle emozioni espressate.

“Perls osserva l’effetto paralizzante delle introiezioni nel risentimento (rabbia non espressa), che si convertiva nel principale ostacolo interno affinché la persona contattasse con le sue necessità e rispondesse alle richieste dell’ambiente”.

Dietro una gestione distruttiva della rabbia, interferita per idee e immagini limitanti, si possono generare condotte come l’odio, la violenza, la guerra, ecc., che ci distruggono e hanno distrutto sempre, individualmente e collettivamente. Chissà per questo, per la pressione sociale e le idee distorte sulla rabbia, ce la “ingoiamo”. E dopo non sappiamo digerire. Quando questo succede, c’è un’alta percentuale di possibilità che il corpo la somatizzi e la espressi sottoforma di malattie.

Nei lavori psicoterapeutici che realizzo cerco di accompagnare i pazienti affinché possano esplorare, contattare, riconoscere, esprimere, assimilare ed integrare quelle funzioni e quei contenuti che scappano alla loro coscienza. Lo faccio lavorando le resistenze interne incoscienti  delle persone a contattare, riconoscere ed accettare la loro funzione rabbia negata, e apprendere nuovi metodi di gestione di questa emozione, verso sé stessi e gli altri.

È stato dimostrato che senza aggressività (che non ha niente a che vedere con l’aggressione, né con l’attacco, né con la guerra) la persona si trova a non poter muovere la sua energia per difendersi, senza forza per far rispettare il suo proprio spazio, senza protezione per non lasciare che la schiaccino.

La Psicoterapia Gestalt e il sistema Río Abierto (3) ci danno dei buoni approcci psicoterapeutici e lavorano per mettere coscienza a questa potente energia, “purificarla” e di conseguenza conseguire che rispettiamo tutte le nostre “parti” e quelle degli altri.

  1. Fritz Perls è il creatore della Psicoterapia Gestalt
  2. Comandi, concetti, attitudini, ecc., che la persona ha ingoiato senza digerirli.
  3. Approccio psicocorporale creato da María Adela Palcos.

Fuente:http://www.escuelagestalt.com/wp-content/uploads/2011/11/La-Rabia-una-perspectiva-gest%C3%A1ltica.pdf

Con cariño, Aga Umpiérrez

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